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mercoledì 9 novembre 2016

SipaЯio.

Mi sono svegliato che, a momenti - se ci mettevo un altro po' - erano passati di moda i jeans. Quelli col camice bianco, chissà cosa mi stanno dando. Ogni patologia psichiatrica ha i suoi vantaggi: a me, per esempio, mi sa che stan dando delle droghe buonissime. È pure legale, come cosa, e gratis.

Io - prima della botta - ero sempre quello che sorride per primo. Che ti solleva dall'imbarazzo del silenzio, che in strada ti dà il buongiorno, che in casa si dimentica i motivi della lite. Avete presente quelli tutti abbronzati con le giacchette fluorescenti, per strada, che asfaltano in qualsiasi condizione in termini di clima, umore e orario?

Ecco, in un certo senso, anch'io rendevo a tutti la strada più facile: si tratta pur sempre di riempire vuoti.

E poi, finisce che se lo aspettano. E allora, si va in scena tutti i giorni. E si sta anche bene, per carità: la gente si diverte, qualcuno applaude, altri - addirittura - si ricordano il tuo nome. Prima e dopo, però, stai da solo in camerino, e c'è lo specchio con le lampadine attorno, con dentro uno che ti guarda.

Sta zitto, quello nello specchio, e ti guarda. Forse, si aspetta che lo sollevi dall'imbarazzo del silenzio, di ricevere il buongiorno per primo, che siano dimenticati i motivi della lite. Forse, per lui sei l'amico che aspetta che tu chiami per primo, anche se lui non chiama mai.

O sei solo solo, e dimentichi - per un attimo - i vantaggi della tua patologia. Ma ora basta, far aspettare la gente.
Si va in scena.
SipaЯio.

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