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giovedì 30 giugno 2016

E come un giЯasole.

Ho fatto un sogno, un incubo lunghissimo. Settimane. Stavo in una clinica o - tipo - un ospedalone e c'erano questi vestiti di bianco che mi davano delle medicine e mi facevano scrivere. E io non esistevo, quindi mi sa che non esistevano neanche loro o l'ospedalone, però ho sognato che mi svegliavo. E mi svegliavo ogni volta con una sfiga diversa, e me la facevano scrivere. E scrivevo il mio nome sbagliato, con la "R" rovesciata: vallo a capire, l'inconscio.

Sognando, mi sono svegliato un sacco di volte, ma questa - finalmente - è la volta buona. Son tornato me stesso, son tornato girasole. Sto qui a riprendere fiato dall'incubo, in mezzo a tutti gli altri girasoli. Il mondo è finalmente tornato alla realtà: vedo solo coppe verdi e pelose di altri girasoli, ognuno col suo bravo stelone. Roba gialla attorno, che si muove al vento. Mi sa che ce l'ho anch'io, la roba gialla svolazzante.

Gran bel mondo: girasoli. Solo girasoli, la roba azzurra o grigia - che poi ci si bagna - o con le cose bianche che passano sopra i girasoli, che sta sopra a tutto. E ci giriamo tutti assieme. È tutto un "Buongiorno, coppe dei girasoli a est!", "Buonasera, coppe dei girasoli a ovest!", perchè noi girasoli - di nostro - siamo parecchio educati.

Non fossi abbastanza turbato dal mio incubo, però, hanno iniziato ad arrivare voci strane. Dicono che non è tutto girasoli. Cioè, ci sarebbero anche girasoli di confine, che dopo non hanno più girasoli, che - a un certo punto del giorno - non vedono coppe di altri girasoli, ma distese di roba verde, o strisce grigie o marroni per terra.

Cioè, secondo queste voci, ci sarebbe una fine del mondo dei girasoli - in un certo senso - e il mondo dei girasoli, quindi, sarebbe piatto. Raccontano addirittura che ogni tanto arriverebbero dei mostri, gente con le gambe e per niente verde, come nel mio incubo. E questi mostri arriverebbero anche in due o tre alla volta, ci mostrerebbero la coppa e terrebbero un macchinotto in fondo al braccio. La fantasia di qualcuno afferma addirittura che questa cerimonia sarebbe accompagnata da un verso tipico dei mostri: "Selfie! Selfie!", direbbero. Le voci più allarmiste arrivano ad affermare che questi mostri con le gambe e per niente verdi potrebbero arrivare a sradicare qualcuno di noi girasoli.

Certo che ci son dei girasoli che son veramente pazzi.

mercoledì 8 giugno 2016

Piazza GЯande.

Non lo so. Qui è tutto bianco, anche la gente strana è vestita di bianco. La gente normale, invece, un po' è in pigiama e un po' è vestita come me. La gente strana, ogni tanto, fa il giro e dà le medicine a quelli in pigiama e a quelli vestiti come me. Comunque, abbiamo un tetto e delle lenzuola, e - per me - è una bella comodità.
Basta che non duri troppo.

Perchè io, per strada, non mi ricordo mica come ci sono finito. Però mi ricordo che ci voglio restare. Magari ci sono finito come la Zoppa, che si è ritrovata da sola a parte le voci che sente. Oppure come il Conte, che si è giocato famiglia e soldi, e ha perso. Certi son nati anche bene, ma - la maggior parte - no. Delle volte, sembra una classifica delle sfighe, infatti - a farci caso - abbiamo tutti un posto pubblico.

Però, a star per strada, non lo so. Avete presente, vi siete mai rotti una gamba o un braccio? Ecco, a parte che magari fa male ed è scomodo e tutto, avete cambiato velocità. Tutti continuavano col loro solito ritmo, ma voi avete dovuto rallentare, e avete iniziato a guardarli in modo diverso. E a guardarvi, in modo diverso. Ecco, visti dalla strada, quelli strani siete voi.

Correte nei posti, avete delle aspettative, oggetti costosi e responsabilità. Noi, a un certo punto, non ce l'abbiamo più fatta. O non ce l'abbiamo più voluta fare, perchè sembrava tutto come questo soffitto che - sì, è comodo, ti tiene asciutto e tutto - ma pare ti si possa chiudere addosso.

Noi ci siamo fermati eppure, quelli per strada, siamo noi. Quindi, a me va bene: io faccio finta di non vedere voi e voi fate finta di non vedere noi. Vi auguro valga la pena, il vostro affannarvi. Che non arriviate a farvi le domande che ci siamo dovuti o voluti fare noi, se è ciò che desiderate.
Basta che non duri troppo.